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Tesina di maturità su Prima guerra mondiale e Marie Curie , Tesine di Maturità di Chimica

Tesi di maturità (chimica, storia, italiano). Prima guerra mondiale collegata alla vita di Marie Curie, soperte di Marie Curie su chimica e infine la grande donna che è stata.

Tipologia: Tesine di Maturità

2013/2014

In vendita dal 27/11/2014

tittolina246
tittolina246 🇮🇹

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Scarica Tesina di maturità su Prima guerra mondiale e Marie Curie e più Tesine di Maturità in PDF di Chimica solo su Docsity! MARIE CURIE: UNA VITA PER LA SCIENZA Esame di Stato A.S. 2012-2013 Giulia Baldi V I 1 SOMMARIO PREMESSA………..……………………………………………………………..... 2 INTRODUZIONE ………………………………………………………………..... 3 MAPPA CONCETTUALE ………………………………………………………… 4 LA PRIMA GUERRA MONDIALE ……………………………………………… 5 MARIE CURIE ……………………………………………………………………. 9 LE ANALISI DI LABORATORIO ………………………………………………..15 BIBLIOGRAFIA ………………………………………………………………….. 17 4 MARIE CURIE: possedeva la capacità di andare controcorrente, non soltanto nel campo della ricerca, dove ha ottenuto risultati eccezionali, ma anche come donna che ha ripetutamente trasgredito le convenzioni di un mondo dominato da uomini; questo suo impegno la rivelò come una delle persone più innovative del novecento. La scoperta di due nuovi elementi Prima donna e unico scienziato a vincere due premi Nobel per la chimica e la fisica Donna di cuore Esempio morale L’impegno sul fronte: molti soldati furono salvati grazie alle radiografie con le quali era possibile localizzare la presenza di schegge e pallottole all’interno delle ferite. Marie Curie cominciò a pensare che i raggi “X” potessero aiutare i dottori sul fronte allestendo le cosiddette “Petit Curie”. Prima guerra mondiale L’Italia dalla neutralità all’intervento La guerra di trincea La svolta e le conclusioni 5 LA PRIMA GUERRA MONDIALE La Prima Guerra Mondiale iniziò a seguito di una grave crisi tra l’impero Austro-Ungarico e la Serbia. Tale crisi fu il risultato di cause profonde che derivarono dalle contrastanti mire imperialistiche delle potenze europee, cresciute in un clima di esasperato nazionalismo. All’inizio del ‘900 il mondo era suddiviso in due alleanze: Triplice Intesa di cui facevano parte Francia, Inghilterra e Russia; Triplice Alleanza formata da Austria, Germania e Italia. L’Inghilterra si alleò con la Francia, poiché temeva la competizione con l’Impero tedesco per il controllo sui mari e si opponeva alla diffusione del “pangermanesimo”, cioè riunire in un unico paese tutti i popoli di lingua tedesca. La Russia si affiancò all’Inghilterra in cambio di un suo aiuto per sconfiggere il blocco Austro-Ungarico e annientare gli Ottomani già in crisi. Questo assetto di alleanze, tuttavia, venne messo in discussione dalle due guerre balcaniche (1912 – 1913). La prima guerra portò alla quasi sparizione del dominio turco in Europa e alla divisione di esso tra la Serbia, il Montenegro, la Grecia, la Bulgaria e il nuovo stato dell’Albania. La seconda produsse un indebolimento della Bulgaria spinta dall’Austria ad attaccare la Serbia e la Grecia e sconfitta da queste con l’aiuto della Romania e della Turchia stessa. L’evento che scatenò la Prima Guerra Mondiale fu l’assassinio, il 28 giugno 1914 a Sarajevo, dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, da parte di uno studente serbo. Scoppiò così la guerra dichiarata dall’Austria (Triplice Alleanza) contro la Serbia (Triplice Intesa). Il conflitto in poco più di un mese, grazie alle alleanze, assunse vaste proporzioni. Le operazioni militari si svolsero sostanzialmente sul fronte occidentale, orientale e su quello italiano. Nel fronte occidentale il piano strategico tedesco, che prevedeva una rapida guerra di movimento contro la Francia per poi volgersi contro la Russia, fu bloccato dall’esercito francese nella prima battaglia della Marna (6-9 settembre). I tedeschi, costretti alla ritirata sino al fiume Aisne, estesero il fronte fino alla Mosa, a nord di Verdun. Ne seguì una sorta di gara in velocità verso il mare del Nord, con l’obiettivo di acquisire il controllo dei porti sulla Manica. Questa segnò la fine della guerra di movimento sul fronte occidentale e portò alla guerra di logoramento, di cui fu protagonista la trincea. Nel fronte orientale l'esercito tedesco occupò la Polonia dopo due vittorie ottenute presso Tannenberg e i laghi Masuri. Nel corso del 1916 i russi recuperarono parte dei territori persi. Triplice Alleanza Triplice Intesa 6 Nel 1917 la situazione cambiò a seguito della rivoluzione bolscevica in Russia che portò alla disgregazione dell’esercito e spinse il governo rivoluzionario di Lenin a chiedere la pace di Brest- Litovsk, il 3 marzo 1917 per salvare il neonato stato socialista. L’Italia dalla neutralità all’intervento L’Italia in un primo momento si schierò a favore della neutralità. Tale scelta fu giustificata dal carattere difensivo della Triplice Alleanza. In seguito l’opinione pubblica si divise tra neutralisti e interventisti. Tra i neutralisti c’erano i cattolici, che seguivano le opinioni del Pontefice Benedetto XV, i liberali di Giolitti e parte dei socialisti. Tra gli interventisti c’erano gli irredentisti che volevano liberare le terre irredente con la guerra; i nazionalisti che volevano dimostrare la forza della loro nazione; parte dei socialisti tra cui anche Benito Mussolini, ex-direttore del giornale “Avanti”, che fu appunto espulso dal partito, perché favorevole alla guerra. Inoltre anche gli industriali erano a favore della guerra, perché pensavano di arricchirsi trasformando le loro aziende in industrie belliche. Tuttavia la maggioranza del paese era contraria alla guerra ma nel 1915 con il Patto segreto di Londra, avvenne un vero e proprio colpo di stato in base al quale l’Italia entrò in guerra al fianco della Triplice Intesa. Iniziarono così le prime operazioni militari con a capo il Generale Cadorna che però non riuscì ad ottenere grandi risultati. Nel 1917 l’Italia subì una pesante sconfitta a Caporetto, lasciando al nemico una vasta porzione di territorio, 11000 morti e 30000 feriti. Nel frattempo Cadorna, cui erano state attribuite le responsabilità della disfatta, fu sostituito con il Generale Armando Diaz. Il punto di svolta per l’Italia fu la sconfitta di Caporetto che trasformò la guerra nella difesa del territorio nazionale contribuendo in questo modo a rendere le truppe italiane più combattive. Poi nel giugno 1918 gli austriaci tentarono il colpo decisivo lungo il Piave, ma le truppe italiane, guidate dal generale Diaz, li respinsero. Il 24 ottobre gli italiani sconfissero definitivamente i nemici nella battaglia di Vittorio Veneto. Il Popolo d'Italia fondato da Mussolini annuncia la dichiarazione di guerra 9 MARIE CURIE Il tratto più caratteristico della personalità di Marie Curie fu la forza di andare avanti per la sua strada. Marie possedeva la capacità di andare controcorrente, non soltanto nel campo della ricerca, dove ha ottenuto risultati eccezionali, ma anche come donna che ha ripetutamente trasgredito le convenzioni di un mondo dominato da uomini. Marie Curie fu molto più intraprendente di altri scienziati e s’impegnò affinché le sue scoperte fossero applicate nella medicina e nell’industria, non per desiderio di arricchirsi, ma con l’idea di riuscire a coordinare la ricerca con i bisogni della società. Questo suo fattivo impegno per il bene della collettività accrebbe notevolmente la sua immagine, mostrandola come una delle persone più innovative del novecento. Maria Sklodowska nacque a Varsavia il 7 novembre 1867. Iniziò il suo iter scolastico studiando in Polonia; poi nel 1891 si trasferì a Parigi, s’iscrisse alla Facoltà di Scienze e si laureò in matematica e in fisica. Nel 1894 conobbe Pierre Curie, suo futuro marito, e insieme iniziarono a studiare il fenomeno della radioattività utilizzando laboratori precari e senza nessun tipo di protezione. Nell'anno 1898 i coniugi Curie dopo due anni di paziente lavoro, annunciarono all’Accademia delle Scienze di aver estratto dalla pechblenda due nuovi elementi chimici, il polonio e il radio, quest’ultimo molto più radioattivo del primo. I Curie compresero per primi che la radioattività era un fenomeno atomico, sostenendo che l'atomo non fosse la particella più piccola della materia (teoria delle particelle subatomiche). Precedentemente a queste scoperte nel 1834 Faraday suppose l’esistenza dell’elettrone, Arrhenius scoprì la dissociazione elettrolitica nel 1894 e Rotengen nel 1895 scoprì i raggi “X”; i coniugi Curie utilizzarono queste scoperte per effettuare ricerche ed elaborare nuove teorie scientifiche. Marie Sklodowska Curie I coniugi Curie durante una giornata di lavoro 10 La scoperta di due nuovi elementi L’idea dei coniugi Curie era di studiare il fenomeno della radioattività in modo quantitativo e preciso. Innanzitutto analizzarono sistematicamente il comportamento dell'uranio in diversi composti e in differenti condizioni. Per fare questo i Curie utilizzarono un metodo sperimentale molto ingegnoso, che consisteva nel compensare su un elettrometro sensibile la quantità di elettricità portata dalla corrente con quella che può essere fornita da un quarzo piezoelettrico. Scoprirono così che la radiazione è una proprietà atomica dell'elemento uranio. Immediatamente dopo, fecero ricerche su moltissime altre sostanze per accertare se esistevano altri elementi chimici che, oltre all'uranio, emettessero radiazioni. Tra queste sostanze furono colpiti in particolare dalla pechblenda, un minerale che emetteva radiazioni più forti di quelle emesse dall’uranio puro. Questo comportava che nella pechblenda, oltre all’uranio, erano presenti anche altri composti chimici altrettanto radioattivi. Cominciarono così un lungo lavoro per isolare nuovi elementi da questo minerale. Utilizzarono un metodo di ricerca chimica basato sulla radioattività: consisteva nell'effettuare delle separazioni, con gli usuali mezzi dell'analisi chimica, e nel misurare, in condizioni opportune, la radioattività di tutti i prodotti separati. In questo modo riuscirono in un primo momento a scoprire una sostanza radioattiva che chiameranno polonio, in onore della patria di madame Curie. Successivamente si accorsero che oltre al polonio era presente, nella pechblenda, un altro elemento sconosciuto e potente che chiameranno radio a causa delle forti radiazioni che emanava. Marie e Pierre separano gli sforzi Pierre Curie, idealista come Marie ma dotato di una profondità di pensiero accompagnata da un carattere introverso, volle verificare gli effetti del radio sul corpo umano sottoponendosi in prima persona a un esperimento. Fece agire per dieci ore al giorno sul suo braccio, attraverso un foglio sottile di guttaperca, un sale di radio. La sua pelle all’inizio diventò rossa, poi assunse l’aspetto di un’ustione nei giorni successivi. Al termine dell’esperimento si formò una piaga che durò per circa due mesi. Grazie a questa esperienza Pierre Curie, con l’aiuto di alcuni collaboratori, verificò che il radio emanava continuamente calore. Attraverso un calorimetro misurarono il calore liberato dal radio in un dato tempo e riscontrarono che un grammo di radio liberava una quantità di calore di Pechblenda: minerale di uranio fonte di energia nucleare 11 circa 100 calorie l’ora. Conclusero che questo elemento era in grado di fondere in un’ora una quantità di ghiaccio di poco maggiore del suo peso. Marie Curie invece si pose l’obiettivo di misurare la massa atomica del radio. Nel 1902 dopo tante purificazioni ottenne circa un decigrammo di cloruro di radio puro; dosò, allo stato di cloruro d’argento, il cloro contenuto in una massa nota di cloruro di radio, ottenendo così una massa atomica del radio pari a 225 ± 1(il valore ammesso oggi è 226). Sistemò così il radio nella tavola periodica di Mendeleev. L’impegno sul fronte e gli effetti sull’uomo dei raggi “X” Nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Marie Curie sospese l'insegnamento e le ricerche di laboratorio, per organizzare il servizio radiologico per l'esercito. Allestì delle vetture dotate di apparecchi a raggi “X”, scortandole personalmente al fronte, accompagnata dalla figlia Irene. Madre e figlia si prodigarono per lenire le sofferenze prodotte dalla guerra. I raggi “X” furono scoperti per caso, dal prof. Roentgen nel 1895 mentre era impegnato in alcuni studi sui raggi catodici. Considerata la natura allora ignota di queste radiazioni, Rontgen le chiamò raggi “X”. La scienza medica di quel tempo era convinta dell’importanza per l’uomo di questa scoperta ma non aveva tenuto conto che l’utilizzo di questi raggi “invisibili” avrebbe provocato, a distanza di giorni, sul corpo vivente notevoli e visibili alterazioni. A un mese dall’annuncio della scoperta dei raggi “X” un costruttore e sperimentatore di tubi sotto vuoto mostrò lesioni alla cute e alle mani che oggi indichiamo come dermatite subacuta da raggi “X”. Nel 1901 Bequerel, fisico francese, mostrò un eritema sulla cute in corrispondenza della tasca del vestito, dove aveva tenuto per qualche tempo una fiala di vetro contenente sali di radio. Poco dopo Pierre Curie si provocò intenzionalmente un eritema da radio sulla cute del braccio ed ebbe l’idea che le radiazioni potessero avere proprietà terapeutiche. Nel 1903 fu scoperto che l’esposizione ai raggi “X” poteva indurre sterilità negli animali da laboratorio; pochi anni dopo fu annunciato che gli embrioni di uova di rospo fertilizzate con sperma irradiato con raggi “X” presentavano anormalità. Nel 1904 furono segnalate le prime leucemie indotte da raggi “X” e già nel 1902 si constatò che un carcinoma cutaneo si era sviluppato su Prima radiografia 14 regola autoimpostasi di non accettare mai di prestare il proprio nome a una qualsiasi organizzazione o comitato. Condusse anche una battaglia per diffondere il rispetto e l’amore per la scienza. Tale battaglia traspare da molti suoi interventi. Per esempio nel 1933 a un convegno su “L’Avvenire della Cultura” organizzato a Madrid disse: “La scienza ha una grande bellezza. Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico, è anche un fanciullo posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un racconto di fate. Deve avere un mezzo per comunicare questo sentimento all’esterno, non deve lasciar credere che ogni progresso scientifico si riduca a macchine e ingranaggi anche se tali macchine hanno una loro bellezza”. 15 LE ANALISI DI LABORATORIO La “medicina di laboratorio” si può definire come la scienza delle analisi che studiano la natura e l'entità delle alterazioni che si verificano a livello cellulare nel corso della malattia, avvalendosi di mezzi chimici e fisici su campioni di liquidi e di tessuti prelevati dal paziente, per ricavarne dati utilizzabili sia a fine diagnostico e preventivo, sia per il monitoraggio della terapia medica. Presso un laboratorio di analisi vengono effettuate normalmente: - analisi singole, il cui scopo è quello di fornire risposta ad una domanda specifica ad esempio il test di gravidanza; - gruppi di analisi individuati sulla base delle conoscenze di fisiopatologia come ad esempio l'esame mocromocitometrico, chimico-fisico e citologico delle urine e l'esame chimico e citologico dello sperma; - prove di funzionalità dinamiche e metaboliche, che mirano a valutare l'alterazione o la perdita, da parte dell'organismo, della capacità di reagire a determinati stimoli esterni, e sono quindi in grado sia di accertare la causa di una malattia sia di evidenziarne gli stadi iniziali ad esempio il test di tolleranza al carico orale di glucosio (OGTT, Oral Glucose Tolerance Test), importante per la diagnosi del diabete; - esami di screening, che mirano a riconoscere in intere popolazioni o in singoli gruppi o categorie la presenza o meno di determinati caratteri, per consentire la diagnosi precoce di determinate malattie e condizioni morbose. In Italia si effettuano quelli per l'ipotiroidismo, per la fenilchetonuria e, più recentemente, anche per la fibrosi cistica. - esami d'emergenza, in ambiente ospedaliero, che consentono in tempi brevi di formulare una diagnosi o di confermare un trattamento terapeutico in atto. Poiché l'ingestione di cibo può influenzare in maniera sensibile la concentrazione di alcune delle sostanze presenti nel sangue il prelievo di campioni di sangue viene effettuato al mattino dopo una notte di digiuno. Va tuttavia tenuto presente che un periodo più prolungato di digiuno può essere a sua volta causa di errori: per esempio dopo 48 ore di digiuno la concentrazione della bilirubina raddoppia, e quelle dei trigliceridi e degli acidi grassi liberi aumentano sensibilmente. 16 L’introduzione dei sistemi computerizzati, ormai inseriti nella maggior parte della strumentazione di laboratorio, ha determinato un considerevole progresso della medicina di laboratorio. Ai computer utilizzati in laboratorio viene affidato il compito di convertire i segnali analitici in dati definitivi. Le analisi o serie analitiche eseguite nei laboratori possono essere raggruppate secondo differenti criteri, per esempio in base alla tecnica mediante la quale si ottengono i risultati, al tipo di materiale biologico in cui è ricercato l’analita. Dal punto di vista dell’utilità clinica, si possono distinguere per esempio le analisi ematologiche, quelle chimico cliniche, i dosaggi ormonali e enzimatici, i test siero immunologici e la ricerca dei marcatori tumorali. Qualsiasi esso sia, per essere utilizzato clinicamente, il risultato di laboratorio deve essere confrontato con i valori di riferimento che sono valori del dato chimico clinico misurati nella popolazione di riferimento, cioè in una popolazione esente da patologie suscettibili di influenzare quel parametro e dotata di caratteristiche genetiche e ambientali molto omogenee.
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