Scarica LA RESILIENZA e più Prove d'esame in PDF di Psicologia dello Sviluppo solo su Docsity! LA RESILIENZA In fisica la resilienza indica la proprietà dei materiali di riprendere la forma originaria dopo aver subito un colpo. In psicologia indica la capacità di un individuo o di un gruppo sociale di riuscire a svilupparsi positivamente nonostante traumi che avrebbero potuto avere conseguenze negative. In termini generali, la RESILIENZA PSICOLOGICA si riferisce a tutti quei comportamenti di adattamento positivo che la persona mette in atto ogniqualvolta si trova a dover affrontare difficoltà significative che minacciano la sua incolumità fisica e/o psicologica (Luthar, 2003). Elementi chiave: condizione di avversità, manifestazione di adattamento positivo. Il termine resilienza deriva dal latino resalio, che significa <<saltare, rimbalzare>>; la Resilienza trova però i suoi fondamenti nella mitologia, dove la capacità di sopravvivere ad eventi stressanti viene considerata un <<dono>> riservato a pochi eletti, predestinati a compiere grandi imprese come David Copperfield. Con il passare del tempo la resilienza non può essere attribuita ad un dono particolare di pochi, ma può essere attribuita a una fortunata sinergia tra risorse ambientali e individuali. Anna Freud parlò di resilienza per i bambini della seconda guerra mondiale, che seppur testimoni di eventi bellici, riescono ad esibire un adeguato funzionamento psicologico. Garmezy e Werner introdussero il termine RESILIENZA; i primi studi sulla resilienza furono fatti dai suddetti ricercatori attraverso studi longitudinali, che conducono alla constatazione che, contrariamente alle attese, una gran parte dei figli di pazienti schizofrenici non presenta alcuna forma di disagio psicologico durante l’adolescenza o nella vita adulta; anzi sviluppa in maniera altamente competente le proprie abilità. RISCHIO PSICOSOCIALE, FATTORI DI PROTEZIONE E VULNERABILITÀ I concetti chiave nella resilienza sono: -Stress che si riferisce in generale a eventi o situazioni che mettono in difficoltà un organismo. Questo concetto è stato elaborato grazie al lavoro di Hooke, che era interessato ad analizzare la capacità delle strutture create dall’uomo (come i ponti) di sostenere carichi pesanti e resistere a eventi naturali come tempeste, terremoti altre forze distruttive. L’autore distingue i termini load, stress e strain, indicando con il primo il peso cui viene sottoposta la struttura; lo stress è la tensione che viene esercitata dal peso, mentre il terzo fa riferimento alla deformazione della struttura creata dall’interazione tra carico e stress. Seyle postula l’esistenza di un processo che si articola in tre fasi (allarme, resistenza e esaurimento) e articola il concetto di Stressor, ovvero gli agenti o le cause che determinano lo stress, percepito in manierq soggettiva dai vari individui. Quando si parla di Evento Traumatico invece si indica la condizione fisica, psicologica, o sociale intensamente stressante che può produrre evidenti effetti sulla mente e sul comportamento, che prendono il nome di disturbo postraumatico. Il termine rimanda ad avvenimenti di varia natura oggettivamente gravi, come violenze fisiche e abusi sessuali, disastri naturali, guerre, torture e incidenti. Un disturbo postraumatico può essere causato da diverse situazioni la cui gravità non è insita negli eventi stessi, ma nel significato che viene loro attribuito dagli individui. La resilienza è dunque un normale processo di sviluppo che si verifica in alcune condizioni per effetto dell’interazione tra un insieme di risorse esterne ed interne. Si parla di Rischio Psicosociale che designa gli agenti eziopatogenetici, ossia tutti quei fattori individuali e ambientali che predispongono gli individui verso l’insorgenza di una specifica patologia. Fattori di rischio nella resilienza Tra i fattori di rischio, cioè segnali o spie della probabilità che un comportamento possa trasformarsi in una problematica, riconosciamo: -Caratteristiche interne e i problemi di salute del bambino come la disabilità, sofferenza prenatale, disturbi fisici, ecc.; -Fattori familiari come l’assenza o decesso di un genitore, patologia di un genitore, violenze familiari, maltrattamento, alcolismo di un genitore, ecc.; -Caratteristiche dell’ambiente sociale in cui vive il bambino, come la povertà, disoccupazione, quartiere con alta presenza di devianza; -Eventi Occasionali che minacciano il bambino come guerre, catastrofi naturali, torture, deportazioni forzare, ecc. Inoltre, i fattori di rischio possono essere suddivisi in distali e prossimali: i primi esercitano un’influenza indiretta e la loro presenza non è sufficiente a generare danni o conseguenze negative; i secondi invece interessano in maniera diretta la vita del bambino e hanno ricadute immediate sul piano dell’adattamento. I fattori di rischio non agiscono singolarmente e isolatamente, per questo gli studiosi parlano di rischio cumulativo, definito dall’aggregazione di più indicatori di rischio e si esperienza di vita stressanti associate a un’elevata probabilità di sviluppare esiti disadattavi e problemi comportamentali. Bisogna comunque tenere presente che il concetto di rischio psicosociale descrive una condizione di probabilità e che esiste un differenza spesso marcata tra il rischio di potenziale e il rischio reale che gli esisti disadattavi si hanno in quanto l’individuo è sottoposto ad un determinato fattore di rischio. Dunque la visione deterministica viene sostituita dalla visione probabilistica e interazionista . Fattori di protezione e di promozione Esistono inoltre dei fattori di protezione(si attuano in una alta condizione di rischio) e promozione (si attuano in assenza di minacce), che impediscono l’azione negativa dei fattori di rischio, inducendo l’individuo in una traiettoria verso l’adattamento: -Fattori personali ossia le competenze cognitive, emotive, relazionali e comunicative, definite come life skills; -Fattori familiari come il calore, coesione familiare, supporto, apertura al dialogo, e le norme e proibizioni imposte dai genitori; -Fattori legati alla comunità in cui il bambino vive, come la qualità della rete sociale, attività del tempo libero impiegata in modo costruttivo, tutto ciò che induce alla formazione del proprio Sé; -Fattori legati al sistema educativo ed alla scuola, come la soddisfazione dell’esperienza scolastica, strutture scolastiche, metodi didattici innovativi. La resilienza:ambiti di studio I ricercatori hanno descritto i principali ambiti di studio della resilienza nei bambini, in base allo studio delle loro caratteristiche interne o condizione esterne, che gli consentono di crescere più o meno adattandosi all’ambiente. Gli ambiti maggiormente studiati sono: -Povertà, i problemi economici sono una potenziale condizione di stress per i bambini e gli adolescenti che riportano carenza di servizi sociali e ricreativi; -Guerre e Conflitti, in cui resistere all’impatto emotivo e psicologico degli eventi bellici diventa una grande impresa; -Separazione e divorzio dei genitori; -Maltrattamento, fisico o emotivo con abusi sessuali o fenomeni di trascuratezza e negligenza dei genitori; -Morte dei Genitori; -Catastrofi naturali ed atti di terrorismo; -Problemi di salute ed esperienze medico-ospedaliere, i bambini e gli adolescenti affetti da diverse patologie e disturbi fisici e psicologici hanno capacità diversa di resistere; -Immigrazione ed appartenenza a gruppi minoritari, in cui spesso i piccoli gruppo sono quelli discriminati dal gruppo maggioritario; specialmente se provengono da culture e origini diverse; -Esposizione a molti eventi stressanti, i diversi eventi negativi che si accumulano hanno esiti differenti. Vulnerabilità La vulnerabilità è una predisposizione o inclinazione a sopperire al peso di circostanze avverse, come eventi stressanti o traumatici, manifestando forme di patologia e disturbi psicologici. La vulnerabilità influisce in maniera negativa sull’adattamento e aumenta la suscettibilità ai fattori di rischio, poiché diminuisce la capacità di reagire alle circostanze avverse. La Resilienza ≠ Invulnerabilità. La Resilienza è dunque un processo dinamico che consente agli individui di reagire in maniera adattiva a situazioni stressanti, attivando meccanismi di coping che permettano di trasformare potenziali minacce; dunque resilienza e coping sono costrutti tra loro correlati, ma mentre il coping è l’insieme degli sforzi cognitivi e comportamentali di una persona nel tentativo di gestire le situazioni stressanti, la resilienza è la capacità di affrontare tali eventi, superarli e continuare a svilupparsi. La resilienza educativa è l’abilità di bambini e adolescenti di andare incontro al successo scolastico anche se vivono situazione negative. Tra le qualità dei bambini resilienti troviamo: FATTORI INDIVIDUALI